Sappiamo tutti perché si ingrassa, vero? Ci è stato detto e ripetuto un’infinità di volte che è colpa del troppo cibo e del poco movimento. Se i chili si accumulano è solo colpa della nostra ingordigia o della nostra pigrizia. O forse no. Gli scienziati stanno iniziando a scoprire che non si tratta semplicemente di fare il conto delle calorie che assumiamo e di quelle che bruciamo. Sarà capitato a tutti di imbattersi in persone che sembrano essere in grado di mangiare tutto ciò che gli pare, mentre altre devono continuamente impegnarsi per evitare la pancetta. Perché qualcuno è più fortunato di altri? La risposta potrebbe trovarsi nel patrimonio genetico e nei batteri intestinali.
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Batteri buoni e cattivi
Il nostro intestino ospita la sbalorditiva quantità di 100 trilioni di batteri. Essi ci aiutano a mantenere una digestione sana e a demolire le fibre presenti nel cibo che mangiamo. Avere il giusto equilibrio tra batteri buoni e cattivi è fondamentale per la nostra salute e per il nostro benessere. I ricercatori oggi stanno scoprendo che questi microbi possono anche influenzare il nostro senso della fame, controllare il nostro metabolismo e avere effetti sulla nostra sensibilità all’insulina. In altre parole, uno squilibrio nei nostri batteri può farci ingrassare1.
Il nostro intestino contiene oltre 400 ceppi di batteri, e la miscela delle numerose varietà cambia da persona a persona. In base ad uno studio pubblicato sulla rivista Cell, il nostro patrimonio genetico può determinare la quantità e il tipo di batteri che vivono nel nostro intestino, il che può avere influenza sulla nostra tendenza ad ingrassare2.
Negli studi, i soggetti magri hanno una varietà di batteri più ampia del settanta percento rispetto ai soggetti in sovrappeso. Nella media, gli statunitensi tendono ad avere una differenziazione inferiore delle colonie batteriche rispetto a persone che vivono in aree meno sviluppate del mondo. La nostra flora batterica sembra essere un fattore chiave per combattere l’obesità.

I gemelli omozigoti hanno intestini identici?
I ricercatori hanno osservato la flora batterica dei gemelli, e hanno scoperto che i gemelli omozigoti hanno batteri intestinali tra di loro più simili rispetto a quelli dei gemelli eterozigoti. Ciò indica che i microbi intestinali sono più una questione di natura che di cultura. Gli scienziati sono riusciti ad identificare una particolare famiglia di batteri altamente ereditabile e più facile da trovare nelle persone magre. Infatti, in presenza di due gemelli con pesi molto diversi, i ricercatori hanno saputo prevedere con precisione quale dei due fosse in sovrappeso semplicemente osservando i suoi batteri intestinali3.
Il batterio della magrezza
Insomma, dove si trova questo “batterio della magrezza” e come fare per procurarselo? Ti sento già fremere per l’impazienza. Il suo nome è complicato (Christensenellaceae) e una popolazione numerosa di questo batterio nell’intestino viene associato con la magrezza. Al contrario, bassi livelli di questo batterio sono stati associati con l’obesità.
Negli studi, quando i campioni che contenevano questo batterio della magrezza sono stati trapiantati nell’intestino dei topi, essi sono stati protetti dall’aumento di peso.
Ecco cosa hanno detto i ricercatori…
“Le nostre scoperte mostrano che determinati gruppi di microbi che vivono nel nostro intestino possono proteggere dall’obesità, e che la loro abbondanza è influenzata dai nostri geni. Il microbioma umano rappresenta un nuovo ed entusiasmante obiettivo per le modifiche alla dieta e le cure dimagranti mirate a combattere l’obesità”.
La buona notizia è che la stragrande maggioranza di noi (si parla di una cifra attorno al 96%) possiede un po’ di christensenellaceae nell’apparato digerente. I livelli individuali sono in parte già scritti nei geni, ma ci sono svariati modi per dare una spinta positiva ai nostri batteri salutari, indipendentemente dal patrimonio genetico di partenza.
Come funziona?
Non sappiamo ancora con precisione come funzioni il meccanismo esatto con cui i microbi determinano il nostro peso. Gli scienziati hanno ipotizzato che essi potrebbero alterare la capacità di elaborare il cibo, influenzando l’abilità del corpo di estrarre nutrienti e calorie. Certi batteri possono inoltre modificare la nostra sensibilità all’insulina, proteggendoci così dal diabete e stimolando il corpo a bruciare i grassi anziché accumularli sui nostri fianchi.

L’ormone della fame
Il nostro corpo produce un ormone chiamato grelina, che ci permette di sapere quando siamo affamati e abbiamo bisogno di mangiare. Di solito, dopo un pasto, i livelli di questo ormone calano, cosicché l’urgenza di mangiare svanisce. Sembra che in questo processo sia coinvolto il batterio conosciuto come Helicobacter Pylori. Si tratta di un microbo che è stato spesso al centro delle cronache perché associato all’insorgenza dell’ulcera e del cancro allo stomaco. I trattamenti antibiotici hanno aiutato a debellare i tassi di infezione del 50%, il che è fantastico se si soffre di indigestione, ma allo stesso tempo è una cattiva notizia per i livelli di obesità. Senza l’Helicobacter Pylori sembra che i livelli dell’ormone della fame restino elevati, anche dopo un pasto adeguato, il che determina la tendenza a continuare a mangiare4.
Cos’è che attacca i batteri?
L’attività, la dieta e gli antibiotici possono avere effetti sui nostri batteri intestinali. Non è nemmeno necessario dover ingerire degli antibiotici per avvertire tali effetti: l’industria alimentare si basa sui farmaci per mantenere il bestiame sano e immune da malattie. Infatti, l’80% degli antibiotici venduti negli Stati Uniti viene utilizzato per trattare gli animali, e non gli esseri umani. Ciò significa che ne ingurgitiamo quotidianamente attraverso il cibo che mangiamo, il che può interferire con il delicato equilibrio batterico del nostro intestino5.
L’impatto degli antibiotici è stato ampiamente dimostrato negli studi sui topi. I topi a cui era stata offerta una dieta ricca di grassi erano aumentati di peso; anche i topi a cui erano stati somministrati antibiotici erano aumentati di peso. Ma i topi che erano ingrassati di più erano quelli che erano stati sottoposti sia ad una dieta ricca di grassi che agli antibiotici6. E quando si indaga sulla storia della diffusione dell’obesità, si nota che essa è legata all’espansione dell’allevamento intensivo e all’uso di antibiotici nei mangimi per gli animali. Osservando la situazione globale, le nazioni che preferiscono utilizzare questo tipo di approccio con il bestiame tendono ad avere livelli più elevati di obesità nella popolazione umana.

Cosa posso fare?
Non andare nel panico se i problemi di sovrappeso sono una costante nella tua famiglia. Anche se i batteri intestinali sono influenzati dalla genetica, il modo in cui scegli di vivere e il cibo che mangi possono determinare in modo sostanziale la qualità del tuo equilibrio batterico, permettendoti così di cambiare e perdere peso.
Per prima cosa, le fibre: si è notato che una dieta a base di vegetali e ricca di fibre aumenta i livelli di bilophila, un tipo di batterio salutare. Le fibre nutrono i batteri intestinali, perciò è buona cosa mangiare quotidianamente frutta e verdura in abbondanza, e prodotti con farine integrali. I cibi che contengono prebiotici permetteranno ai tuoi batteri di prosperare. Quindi, non aver paura di fare merenda con una banana e di aggiungere aglio e porri alla tua dieta.
Scegli cibi probiotici: i cibi attivi e fermentati contengono una quantità eccezionale di probiotici. Lo yogurt con fermenti lattici vivi, il kefir, i crauti, il miso e i formaggi freschi ti aiuteranno a fare il pieno di batteri buoni per il tuo intestino.
Assumi un integratore quotidianamente: può essere complicato assorbire tutti i probiotici di cui il nostro corpo ha bisogno con una dieta moderna. Se alimenti come il kefir e il kimchi non fanno per te, allora scegli un integratore con probiotici – avendo cura di riporlo in un ambiente fresco in modo che resti attivo.
Evita lo zucchero: troppo zucchero può alimentare i batteri cattivi e sconvolgere il delicato equilibrio della flora intestinale, causando gonfiore, letargia e sovrappeso. Elimina gli zuccheri raffinati per apparire e per sentirti meglio, sia dentro che fuori.
Inizia a muoverti: una sessione in palestra non mette in movimento solo i tuoi muscoli: esercitarsi offre benefici anche al tuo intestino. Essere attivi da bambini può determinare un reale impatto sulla diversità dei microbi intestinali7, ma non è mai troppo tardi per cominciare. Anche fare esercizio regolarmente da adulti può fare la differenza, ed esistono studi che mostrano che le feci dei giocatori di rugby contengono una maggiore diversità di batteri rispetto a coetanei meno sportivi8.
Quindi, che cosa fare dopo?

Se, come me, hai iniziato a cercare freneticamente su Google “integratori con christensenellaceae” dopo aver letto la ricerca, mi spiace deluderti. Attualmente puoi scegliere un integratore generico con probiotici, lavorando per migliorare la tua salute intestinale e agendo su dieta e stile di vita, perché non esiste ancora una pillola magica che contenga il batterio della magrezza. Tuttavia, potrebbe esserci un altro modo per aiutarti.
La scienza del trapianto fecale si sta sviluppando rapidamente. I suoi sostenitori affermano che possa essere la risposta ai problemi di sovrappeso. Questa tecnica è stata utilizzata per per combattere i super batteri intestinali come il clostridium difficile. Tuttavia, una donna magra che aveva ricevuto un trapianto del genere da sua figlia in sovrappeso, ha notato un rapido incremento ponderale9. Ti sembra inverosimile? In effetti, i ricercatori hanno osservato risultati simili nei topi, dove topi magri erano ingrassati dopo aver ricevuto batteri intestinali provenienti da topi in sovrappeso. In uno studio olandese, i trapianti fecali da donatori magri avevano aiutato i pazienti affetti da sindrome metabolica a diventare più sensibili all’insulina10 11.
Davvero qualcosa di così semplice e primordiale come le feci potrà aiutarci a combattere la battaglia con l’eccesso di peso? Ci sono moltissimi siti internet che affermano di sì, e che danno inoltre istruzioni su come farlo in totale autonomia. Tuttavia, pensaci bene: anche se riuscissi a vincere vincere il pensiero rivoltante di chiedere in prestito le feci di un amico magro e di buttarle prima in un frullatore e poi in una siringa, potresti trasferire nel tuo corpo batteri pericolosi, danneggiando il tuo intestino e persino innescando altre patologie. La verità è che non ne sappiamo ancora abbastanza di questa procedura. E’ sicuramente più sicuro aspettare l’evidenza della ricerca scientifica, e nell’attesa affidarsi alla dieta e agli integratori per dare al tuo intestino una nuova carica batterica sicura e positiva.
Riferimenti
- How Gut Bacteria Help Make Us Fat and Thin (Scientific American, giugno 2014), Claudia Wallis ↩︎
- Human genetics shape the gut microbiome (Cell. 6 novembre 2014; 159(4): 789–799). Julia K. Goodrich, Jillian L. Waters, Angela C. Poole, Jessica L. Sutter et al. ↩︎
- Human genetics shape the gut microbiome (Cell. 6 novembre 2014; 159(4): 789–799). Julia K. Goodrich, Jillian L. Waters, Angela C. Poole, Jessica L. Sutter et al. ↩︎
- Ghrelin, Helicobacter pylori and body mass: is there an association? (Isr Med Assoc J. febbraio 2012;14(2):130-2) Boltin D, Niv Y. ↩︎
- Long-term impacts of antibiotic exposure on the human intestinal microbiota (Microbiology (2010), 156, 3216–3223) Cecilia Jernberg, Sonja Lo ̈fmark, Charlotta Edlund e Janet K. Jansson ↩︎
- Altering the Intestinal Microbiota during a Critical Developmental Window Has Lasting Metabolic Consequences (Cell, volume 158, numero 4, pagg. 705–721, 14 agosto 2014) Laura M. Cox, Shingo Yamanishi, Jiho Sohn, Alexander V. Alekseyenko, Jacqueline M. Leung et al. ↩︎
- Science Daily (2016). Early-life exercise alters gut microbes, promotes healthy brain and metabolism. ↩︎
- Exercise and associated dietary extremes impact on gut microbial diversity (Gut 2014; 63:1913-1920) Clarke, S., Murphy, E., O’Sullivan, O., Lucey, A., Humphreys, M., & Hogan, A. et al. ↩︎
- Obesity via Microbe Transplants (Science Daily, 5 settembre 5, 2013) Ed Yong ↩︎
- Transfer of intestinal microbiota from lean donors increases insulin sensitivity in individuals with metabolic syndrome (Gastroenterology 2012 Oct; 143(4):913-6) Vrieze A1, Van Nood E, Holleman F, Salojärvi J, Kootte RS, Bartelsman JF et al ↩︎
- Not just obesity – faecal transplants’ weird effects (New Scientist 11 February 2015) Jessica Hamzelou ↩︎