Cos’è la fosfatidilserina? Beh, tutti consumiamo la fosfatidilserina quotidianamente, ma sfortunatamente la maggior parte di noi ne è carente. La fosfatidilserina è disponibile in svariati cibi, tra i quali la soia (che ne è la fonte principale), i fagioli bianchi, il tuorlo delle uova, i fegatini di pollo e il fegato di bovino. Purtroppo il nostro corpo fatica ad assorbirne una quantità sufficiente da fonti alimentari. In questo articolo spiegheremo cos’è la fosfatidilserina e scopriremo se è veramente il nootropico naturale più efficace che esista.
Table of Contents
Cos’è la fosfatidilserina?

La fosfatidilserina è un fosfolipide della membrana cellulare, e costituisce la membrana cellulare di ciascuna delle nostre 20 miliardi di cellule. Nel corpo, rappresenta circa il 2-15% delle nostre membrane cellulari, ma la più alta concentrazione di fosfatidilserina è nel cervello, dove è particolarmente importante, e dove comprende il 10-20% del patrimonio totale di fosfolipidi1.
Le unità di base del cervello e del sistema nervoso sono chiamate neuroni (cellule nervose). La parte esterna del neurone è chiamata assone (fibra nervosa); quando un neurone vuole comunicare con un altro neurone, manda un messaggio elettrico attraverso l’assone. Gli assoni sono ricoperti da uno strato chiamato guaina mielinica. La guaina mielinica protegge e isola l’assone, facendo sì che i segnali elettrici vengano trasmessi velocemente e in modo efficace tra i neuroni.
La guaina mielinica è particolarmente ricca di fosfatidilserina. Di recente è stato scoperto che la fosfatidilserina migliora la funzionalità neuronale e che aiuta la rigenerazione funzionale e il ripristino delle normali attività dei neuroni danneggiati2.
La fosfatidilserina nel cervello
La recente scoperta del ruolo cruciale della fosfatidilserina nell’attivazione di importanti trasmissioni di segnali, nella modulazione del rilascio di neurotrasmettitori chiave (acetilcolina, norepinefrina, serotonina e dopamina) e nella sua funzione di recettore, ha rinnovato l’interesse verso la fosfatidilserina in relazione alle funzionalità cerebrali3 4 5.
Ecco un’immagine che mostra il doppio strato di fosfolipidi delle membrane cellulari:

Spesso l’acetilcolina (Ach) è definita come il neurotrasmettitore “intelligente”, ed ha un ruolo fondamentale nell’apprendimento, nella memoria e nell’aumentare la nostra capacità di attenzione attraverso le trasmissioni “colinergiche” (sinapsi dell’acetilcolina). Essa è costituita da acetil-CoA e colina, motivo per cui la colina è spesso inclusa negli stack nootropici. La norepinefrina (conosciuta anche come noradrenalina) è associata con l’energia mentale, la concentrazione e la prontezza di riflessi. La dopamina ha un ruolo importante per quanto riguarda motivazione e concentrazione. La serotonina ha invece influenza sul buon umore e sulla buona qualità del sonno, mentre una carenza di serotonina è fortemente collegata a fenomeni come la depressione e la scarsa concentrazione.
Sono gli effetti di questi neurotrasmettitori a far sì che le persone che assumono fosfatidilserina avvertano una sostanziale e ben definita differenza, con capacità cerebrali migliori e più nette. Queste persone si concentrano con maggiore facilità, ricordano nomi e luoghi del passato, sono in grado di formulare frasi più chiare e fluide, e inoltre godono di un buon umore e dormono meglio.
I benefici della fosfatidilserina
Recenti studi hanno mostrato che la somministrazione per via orale della fosfatidilserina migliora i problemi alla memoria che si verificano normalmente durante l’invecchiamento6.

Un altro beneficio chiave della fosfatidilserina è l’effetto che ha sulle aree del cervello chiamate ipotalamo e ippocampo. Entrambe queste aree lavorano in associazione per regolare il rilascio di cortisolo, che è l’ormone dello stress più importante del corpo e che viene rilasciato dalla corteccia surrenale. Il il cortisolo agisce con un ciclo di retroazione, in modo che quando ne viene rilasciata una quantità sufficiente, l’ipotalamo e l’ippocampo se ne accorgono e riducono la quantità di CRH (ormone di rilascio della corticotropina) rilasciato dall’ipotalamo, che attiva la ghiandola pituitaria per produrre meno ACTH (ormone adrenocorticotropo), che passa alle ghiandole surrenali l’informazione di produrre meno cortisolo.
Tuttavia, quando i livelli di cortisolo sono sempre alti, ad esempio, se si è cronicamente sottoposti a stress, l’ipotalamo e l’ippocampo perdono la sensibilità al cortisolo, così il rilascio di CRH e ACTH non viene interrotto, e di conseguenza la produzione di cortisolo nelle ghiandole surrenali non cessa. Ciò significa che si determinano livelli cronici ed elevati di cortisolo. La fosfatidilserina può risensibilizzare al cortisolo le cellule dell’ipotalamo e dell’ippocampo, in modo che possano tornare a “sentire” il segnale di retroazione e ridurre i livelli di CRH e ACTH, che a loro volta ridurranno la produzione di cortisolo7 8 9.
I livelli di fosfatidilserina nel corpo calano con l’età, e la riduzione della fosfatidilserina è associata con il deterioramento delle capacità cognitive e con la patogenesi del morbo di Alzheimer10 11.

Le prove che la ricerca ha fornito sugli effetti della fosfatidilserina come nootropico
L’ultimo studio del 2020 ha rivelato che l’integrazione alimentare con fosfatidilserina è stata in grado di aumentare in modo significativo la resistenza allo stress ossidativo, di diminuire la gli effetti causati dall’invecchiamento, e si pensa che essa possa anche avere un effetto sulle malattie legate all’età, oltre che allungare l’aspettativa di vita12.
Lo stress ossidativo gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo delle malattie legate all’invecchiamento, tra le quali l’artrite, il diabete, la demenza, il cancro, l’arteriosclerosi, i disturbi vascolari, l’obesità, l’osteoporosi e le sindromi metaboliche, fatto dimostrato da molti studi13 14.
Un altro studio recente effettuato per determinare il ruolo e l’importanza della fosfatidilserina ha scoperto che l’integrazione con 300-800 mg per al giorno è in grado di ridurre o annullare in modo sicuro le alterazioni e il deterioramento delle cellule nervose, supportando le funzioni cognitive, compresa la formazione della memoria a breve termine, il consolidamento della memoria a lungo termine, la capacità di creare nuovi ricordi, la capacità di richiamare alla mente vecchi ricordi, l’abilità di imparare e ricordare informazioni, l’abilità di focalizzare l’attenzione e di concentrarsi, la capacità di ragionare e risolvere problemi, le abilità linguistiche e la capacità di comunicare. Essa favorisce anche le funzioni locomotorie, in modo particolare le reazioni rapide e i riflessi15.
Uno studio del 2011 ha testato 18 giovani adulti dopo 14 giorni di integrazione con 400 mg di fosfatidilserina su un test di sottrazione seriale (che consisteva nel contare all’indietro partendo da 100 e sottraendo di volta in volta 7, o 6, o 3, ecc.). I ricercatori hanno scoperto che il gruppo che aveva ricevuto la fosfatidilserina era stato in grado di ridurre del 20% il tempo necessario per il calcolo corretto, di ridurre del 39% il numero totale di errori e di aumentare del 13% il numero di calcoli corretti rispetto al gruppo placebo16.

Due studi in aperto su partecipanti anziani affetti da lieve declino cognitivo (perdita di memoria causata dall’invecchiamento su pazienti che per il resto erano clinicamente sani) hanno scoperto che l’integrazione con 300 mg di fosfatidilserina al giorno aveva migliorato le prestazioni cognitive sui test di apprendimento verbale, di memoria verbale, di fluidità verbale, di apprendimento visivo, di attenzione, delle abilità comunicative, dell’iniziativa, della capacità di socializzazione e di autosufficienza17 18. Uno studio simile condotto per 90 giorni ha condotto agli stessi risultati, ma ha inoltre permesso di scoprire che i partecipanti allo studio avevano migliorato la loro capacità di ricordare nomi e volti di persone19.
Ulteriori studi su memoria e fosfatidilserina hanno mostrato che pazienti anziani che avvertivano un peggioramento della loro memoria hanno migliorato del 42% la loro capacità di ricordare le parole20, e hanno inoltre ottenuto un miglioramento significativo nel richiamo della memoria, delle funzioni esecutive e dalla flessibilità mentale21, dopo essere stati sottoposti ad integrazione con 300 mg di fosfatidilserina al giorno.
Nel 2015, si è scoperto che l’integrazione con fosfatidilserina è in grado di ridurre i sintomi più gravi della depressione in soggetti anziani, attraverso la riduzione delle concentrazioni del cortisolo basale22.
Nel 2016, uno studio ha mostrato le associazioni esistenti tra integratori alimentari, regolazione dei livelli di cortisolo, qualità del sonno e possibili implicazioni legate al rischio di contrarre il morbo di Alzheimer, e ha inoltre evidenziato che l’integrazione con fosfatidilserina aiuta a ripristinare le concentrazioni di cortisolo, e di conseguenza a migliorare i problemi legati a disturbi del sonno, in modo da facilitare la chiarezza mentale e preservare in modo positivo o addirittura di incrementare le funzionalità cerebrali, e di conseguenza di ridurre il rischio di declino mentale e demenza23.
Inoltre, l’integrazione con fosfatidilserina è stata associata con una sensazione di minore stress e con un umore migliore in soggetti giovani, con l’assunzione di 300 mg al giorno per un mese24.
Le scoperte hanno inoltre suggerito che la fosfatidilserina è un integratore efficace per combattere lo stress indotto dall’esercizio fisico e prevenire il deterioramento fisiologico legato al troppo esercizio. L’integrazione con fosfatidilserina favorisce uno status ormonale desiderabile per gli atleti riducendo la possibilità di avere incrementi dei livelli di cortisolo25 26.
La fosfatidilserina può inoltre mitigare i sintomi associati all’ADHD. Ad esempio, uno studio del 2014 condotto in Giappone ha scoperto che i bambini nel range di età compreso tra 4 e 14 anni che avevano integrato con 200 mg al giorno di fosfatidilserina erano stati in grado di migliorare in modo significativo la loro memoria a breve termine, i loro problemi di scarsa attenzione e di impulsività27.

Qual è il dosaggio migliore per la fosfatidilserina?
La dose consigliata di fosfatidilserina è di 100 mg da assumere 3 volte al giorno ai pasti. Questo dosaggio si è rivelato utile per soggetti affetti da declino cognitivo e per le persone che stavano cercando di migliorare le proprie funzioni cognitive.
Tuttavia, come per qualsiasi altro integratore, è necessario valutare i livelli di integrazione in base alle proprie necessità, e non esiste una dose che vada bene per tutti. Ciò è specialmente vero per chi vuole usare la fosfatidilserina per far scendere i livelli di cortisolo e ridurre lo stress. Gli studi scientifici hanno dimostrato che i soggetti con elevati livelli di cortisolo potrebbero avere bisogno di più di 300 mg al giorno per poter osservare dei cambiamenti, e che potrebbero essere necessari fino a 800 mg al giorno28.
Ciò nonostante, una volta che il corpo riesce ad aumentare i livelli di fosfatidilserina e i livelli di cortisolo ritornano entro limiti normali, la dose di fosfatidilserina può a sua volta abbassarsi. La cosa fondamentale da tenere a mente è il buon senso, e la consapevolezza dei cambiamenti nei propri sintomi. Un buon consiglio può essere quello di iniziare con 100 mg al giorno, incrementando gradualmente aggiungendo 100 mg al giorno ogni 4-5 giorni. Se, dopo aver aumentato la dose, ci si rende conto di sentirsi “strani” o agitati, o se si nota qualche effetto sulla qualità del sonno, ciò è un segno che si è sorpassato il livello massimo corretto: a quel punto sarà cosa buona ridurre di conseguenza il dosaggio.
Riferimenti:
- Zanotti, A., Rubini, R., Calderini, G. e Toffano, G., 1987, Pharmacological properties of phosphatidylserine: effects on memory function, in: “Nutrients and Brain Function,” W.B. Essman, ed., Karger, Basilea, pp. 95–102. ↩︎
- Abay Z.C., Wong M.Y., Teoh J.S., Vijayaraghavan T., Hilliard M.A., Neumann B. (2017), Phosphatidylserine save-me signals drive functional recovery of severed axons in Caenorhabditis elegans. Proc. Natl. Acad. Sci. USA 114, E10196–E10205. 13. ↩︎
- Kim, H.Y., Huang, B.X., Spector, A.A. (2014), Phosphatidylserine in the brain: metabolism and function. Progress in lipid research, 56, 1–18. ↩︎
- Crook T.H., Tinklenberg J., Yesavage J., Petrie W., Nunzi M.G., Massari D.C., Effects of phosphatidylserine in age-associated memory impairment. Neurology 1991; 41:644–9. ↩︎
- Crook T., Petrie W., Wells C., Massari D.C., Effects of phosphatidylserine in Alzheimer’s disease. Psychopharmacol Bull 1992; 28:61–6. ↩︎
- Lee B., Sur B.J., Han J.J., Shim I., Her S., Lee Y.S., Lee H.J., Hahm D.H. (2015), Oral administration of squid lecithin-transphos-phatidylatedphosphatidylserineimprovesmemoryimpairment in aged rats. Prog. Neuropsychopharmacol. Biol. Psychiatry 56:1–10. ↩︎
- Crook T., Petrie W., Wells C., Massari D.C., Effects of phosphatidylserine in Alzheimer’s disease. Psychopharmacol Bull 1992; 28:61–6. ↩︎
- Lee B., Sur B.J., Han J.J., Shim I., Her S., Lee Y.S., Lee H.J., Hahm D.H. (2015), Oral administration of squid lecithin-transphos-phatidylatedphosphatidylserineimprovesmemoryimpairment in aged rats. Prog. Neuropsychopharmacol. Biol. Psychiatry 56:1–10. ↩︎
- Monteleone P., Maj M., Beinat L., Natale M., Kemali D., Blunting by chronic phosphatidylserine administration of the stress-induced activation of the hypothalamo-pituitary-adrenal axis in healthy men. Eur. J. Clin. Pharmacol. 1992; 42(4):385-8. ↩︎
- Cunnane S.C., Schneider J.A., Tangney C., Tremblay-Mercier J., Fortier M., Bennett D.A., Morris M.C. (2012), Plasma and brain fatty acid profiles in mild cognitive impairment and Alzheimer’s disease. J. Alzheimer’s Dis. 29:691–697. ↩︎
- Suleimanova R.R., Hudz E.A., Melnychuk D.O., Kalachniuk L.H. (2017), Age-related changes phospholipids of sterlet in liver and dorsal muscles. Ukr. Biochem. J. 89:71–75. ↩︎
- Kim, B., Park, S., Phosphatidylserine modulates response to oxidative stress through hormesis and increases lifespan via DAF-16 in Caenorhabditis elegans. Biogerontology (2020). ↩︎
- Liguori I., Russo G., Curcio F., Bulli G., Aran L., Della-Morte D., Gargiulo G., Testa G., Cacciatore F., Bonaduce D., Abete P. (2018), Oxidative stress, aging, and diseases. Clinical interventions in aging, 13, 757–772. ↩︎
- Van Remmen H., Oxidative Stress And Age-related Diseases, Innovation In Aging, Volume 2, Issue Suppl_1, 1 novembre 2018, pagina 347. ↩︎
- Michael J. Glade, Ph.D., Kyl Smith D.C., Phosphatidylserine and the human brain, Nutrition 31 (2015) 781–786 ↩︎
- Parker A.G., Gordon J., Thornton A., Byars A., Lubker J., Bartlett M., Byrd M., Oliver J., Simbo S., Rasmussen C., Greenwood M., Kreider R.B., The effects of IQ PLUS Focus on cognitive function, mood and endocrine response before and following acute exercise, J. Int Soc. Sports Nutr. 21 ottobre 2011; 8:16. ↩︎
- Kidd, Parris. (1996). Phosphatidylserine; Membrane Nutrient for Memory. A Clinical and Mechanistic Assessment. Altern. Med. Rev. 1 ↩︎
- Caffara P., Santamaria V., The effects of phosphatidylserine in patients with mild cognitive decline. An open trial. Clin. Trials J. 1987;24:109–14. ↩︎
- Schreiber S., Kampf-Sherf O., Gorfine M., Kelly D., Oppenheim Y., Lerer B., An open trial of plant-source derived phosphatidylserine for treatment of age-related cognitive decline. Isr. J. Psychiatry Relat. Sci. 2000; 37:302–7. ↩︎
- Richter Y., Herzog Y., Cohen T., Steinhart Y., The effect of phosphatidylserine containing omega-3 fatty acids on memory abilities in subjects with subjective memory complaints: a pilot study. Clin. Interv. Aging 2010; 5:313–6. ↩︎
- Richter Y., Herzog Y., Lifshitz Y., Hayun R., Zchut S., The effect of soybean derived phosphatidylserine on cognitive performance in elderly with subjective memory complaints: a pilot study. Clin. Interv. Aging 2013; 8:557–63. ↩︎
- Komori T., The Effects of Phosphatidylserine and Omega-3 Fatty Acid-Containing Supplement on Late Life Depression. Ment. Illn. 2015; 7:5647. ↩︎
- Pistollato F., Sumalla Cano S., Elio I., Masias Vergara M., Giampieri F., Battino M. (2016), Associations between Sleep, Cortisol Regulation, and Diet: Possible Implications for the Risk of Alzheimer Disease. Advances in nutrition (Bethesda, Md.), 7(4), 679–689. ↩︎
- Benton D., Donohoe RT, Sillance B., Nabb S., The Influence of phosphatidylserine supplementation on mood and heart rate when faced with an acute stressor. Nutr. Neurosci. 2001, 4 (3): 169-178. ↩︎
- Starks, M.A., Starks, S.L., Kingsley, M. et al. The effects of phosphatidylserine on endocrine response to moderate intensity exercise. J. Int. Soc. Sports. Nutr. 5, 11 (2008). ↩︎
- Hellhammer J., Vogt D., Franz N., Freitas U., Rutenberg, D. (2014), A soy-based phosphatidylserine/ phosphatidic acid complex (PAS) normalizes the stress reactivity of hypothalamus-pituitary-adrenal-axis in chronically stressed male subjects: a randomized, placebo-controlled study. Lipids in health and disease, 13, 121. ↩︎
- Hirayama S., Terasawa K., Rabeler R., Hirayama T., Inoue T., Tatsumi Y., Purpura M., Jäger R., The effect of phosphatidylserine administration on memory and symptoms of attention-deficit hyperactivity disorder: a randomised, double-blind, placebo-controlled clinical trial, J. Hum. Nutr. Diet. Aprile 2014; 27 Suppl. 2:284-91.(28) “Phosphatidylserine,” Examine.com, pubblicato il 10 aprile 2013, ultimo aggiornamento 14 giugno 2018. ↩︎
- Michael J. Glade, Ph.D., Kyl Smith D.C., Phosphatidylserine and the human brain, Nutrition 31 (2015) 781–786 ↩︎